martedì 31 agosto 2010

Produzione di merci a mezzo di natura

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 31 agosto 2010

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Le attività umane possono svolgersi soltanto utilizzando beni materiali la cui unica fonte è la natura: il cibo per mangiare, il cemento per la costruzione degli edifici, il gasolio per muoversi, i tessuti per difendersi dal freddo, i ventilatori per difendersi dal caldo: tutti richiedono materiali la cui vera fonte è la natura. Anche i servizi, beni apparentemente immateriali, richiedono delle cose fisiche, materiali. Per comunicare con una persona lontana occorre usare un telefono che è fatto di plastica e di semiconduttori e che funziona perché è rifornito di elettricità che scorre su fili di rame rivestiti di plastica e viene da una centrale fatta di acciaio e cemento e alimentata con carbone, prodotti petroliferi o gas, che arrivano alla centrale attraverso navi o tubazioni, provenendo da pozzi o gallerie che affondano la radici meccaniche “nella natura”.

lunedì 23 agosto 2010

Merci dalla biomassa #2316c

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

L'agricoltura e chi vi lavora rappresentano il grande motore della più grande fabbrica di beni indispensabili per la nostra vita. La "fabbrica" dell'agricoltura funziona partendo dai gas dell'atmosfera e dai sali del terreno, per "produrre" una enorme varietà di molecole: carboidrati, grassi, proteine. Ed entro ciascuna "classe" di molecole la natura si sbizzarrisce, in ogni pianta, a offrire varietà e sostanze la cui conoscenza è ancora purtroppo in gran parte incompleta.

mercoledì 18 agosto 2010

La guerra delle terre rare

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Chimica News, n. 31, 22-24 (marzo 2010); Inquinamento, 52, (122), marzo 2010

Le terre rare, o elementi lantanidi, sono, come è ben noto, 17 elementi che comprendono il lantanio (peso atomico 138), il successivo cerio (peso atomico 140 e i successivi fino all’elemento 72 afnio. Nell’ordine sono: lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tallio, itterbio, lutezio. In questi ultimi anni stanno assumendo grande importanza commerciale e industriale per la produzione di magneti permanenti, di componenti dei televisori, dei telefoni cellulari, eccetera. I magneti permanenti delle turbine a vento sono costituiti da una lega neodimio-ferro-boro contenente circa il 27 % di neodimio e scoperta nel 1982; una turbina da 1 megawatt di potenza contiene magneti che richiedono circa 200 chili di neodimio. Le auto elettriche e ibride hanno bisogno di batterie di accumulatori a idruri di nichel che richiedono uno degli elementi delle terre rare, il lantanio, con aggiunta di praseodimio, disprosio e terbio. Il neodimio è indispensabile anche in tutti i magneti permanenti presenti sulla superficie dei CD e dei DVD, e nelle carte di credito I vivaci toni del rosso degli schermi dei televisori sono possibili perché il rivestimento del video contiene europio. I grandi progressi degli schermi di computers e di telefoni cellulari con cui si può comunicare col tocco di un dito sono stati resi possibili da rivestimenti di ossido di indio e stagno. Senza contare l’uso del lantanio nella raffinazione del petrolio e di terre rare nelle ultrasofisticate apparecchiature militari. La Cina ha il monopolio dell’estrazione delle terre rare dalla monazite, un minerale contenente anche torio; la richiesta delle terre rare sta rapidamente aumentando e aumenta anche il prezzo dal momento che il monopolio della loro estrazione è cinese, e i cinesi fanno sapere di voler limitare l’esportazione delle terre rare per usarle tutte nei loro grandi progetti di diffusione dei motori eolici e di sviluppo dell’elettronica di consumo che producono e esportano in tutto il mondo. Oltre il 90 per cento di tutte le terre rare prodotte nel mondo, poco più di 100.000 tonnellate all’anno, sono estratte da una grande miniera che si trova a Bayanobo nell’altopiano della Mongolia. La Cina produce il 100 percento delle tre terre rare più “strategiche”: disprosio, terbio e europio, assorbe il 60 % della propria produzione e esporta il resto, ma il grande paese è in rapida espansione e si prevede che aumenterà l’uso interno e diminuirà l’esportazione di terre rare. A Mountain Pass, in California, c’è una grande miniera che, negli anni ottanta, era arrivata a produrre 20.000 tonnellate all’anno di lantanio e ossidi misti di neodimio e praseodimio; fu poi chiusa nel 2002 quando la Cina cominciò a invadere il mondo con le proprie terre rare a basso prezzo. Altri giacimenti da cui estrarre terre rare, ma con maggiori costi, si trovano in Canada, in Australia, in Russia. C’è una grande agitazione nei mercati mondiali dei metalli e una febbrile ricerca di nuove leghe adatte per la fabbricazione di magneti permanenti. Una di queste è costituita da cobalto e samario che però è anche lui un elemento delle terre rare. Il sito Internet www.jackliftonreport.com fornisce aggiornamenti sul mercato mondiale delle terre rare, sostenendo la necessità della riapertura delle miniere della California.

lunedì 2 agosto 2010

La vendetta della Merceologia

ecole, N.S. 1, (1), 36-37 (gennaio 2001)

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Nel corso del Settecento l’Europa fu invasa da un mare di nuove merci: il coke e il catrame ottenuti dal carbone, nuovi tipi di ferro e acciaio, la soda artificiale, i coloranti provenienti dall’America e dall’India, la gomma importata dal Brasile, nuove fibre tessili e alimenti sconosciuti come la patata e il pomodoro e il mais, il caffè proveniente dall’Arabia e dall’Africa. Ciascuna merce con le sue brave frodi, tanto che fare il mercante diventava una cosa sempre più difficile e richiedeva informazioni e consigli ottenibili dalla botanica, dalla chimica, dalla mineralogia. Le tecniche di trasformazione delle varie materie apparivano, ai filosofi, così affascinanti da meritare una enciclopedia, quella appunto delle arti e dei mestieri, che saldava le scienze con le pratiche manifatturiere e commerciali. Tanto che, alla fine del Settecento, un professore tedesco di economia, agraria (e anche curioso cultore di storia delle invenzioni), un certo Johann Beckmann (1739-1811), suggerì che i commercianti avevano bisogno di qualcuno che gli insegnasse, a livello universitario, i caratteri e i nomi delle merci nell’ambito di una disciplina autonoma che Beckmann chiamò Warenkunde, in italiano “merceologia”.