giovedì 23 febbraio 2012

Un secolo di acciaio inossidabile

La Gazzetta del Mezzogiorno, giovedì 23 febbraio 2012

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

L’acciaio è il re dei metalli. Con la sua produzione mondiale di 1500 milioni di tonnellate all’anno è il metallo più prodotto e si pone al quarto posto fra le merci più importanti della Terra, dopo carbone, petrolio e gas naturale. L’acciaio ha dominato il progresso industriale e ha permesso di costruire torri, grattacieli e ponti che svettano nel cielo e che uniscono paesi e nazioni. L’aveva capito Giuseppe Giugasvili, il comunista georgiano che aveva scelto il nome dell’acciaio (Stahl in russo e in tedesco, steel in inglese) come proprio nome di battaglia, Stalin. Vari tipi di acciaio, leghe di ferro con piccole quantità di carbonio, sono stati prodotti nell’antichità e nel medioevo in modo empirico, ma solo nel diciannovesimo secolo gli studiosi hanno capito la complessità delle molte maniere in cui ferro e carbonio possono combinarsi e il ruolo che altri metalli, originariamente presenti come impurità nel ferro, hanno sulle proprietà finali dell’acciaio.

lunedì 20 febbraio 2012

La cultura del gabinetto

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 17 ottobre 2006
Anche in: G. Nebbia, "Dizionario tecnico-ecologico delle merci", Milano, Jacabook, 2011, p. 173-175.

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Qual è la stanza più importante della casa ? La camera da letto ? no, perché si può mettere un divano nell’ingresso. La cucina ? no, perché si può avere una stanza che ospita cucina e tinello. L’unica stanza veramente unica e irrinunciabile è il gabinetto. Sembra un argomento poco elegante da trattare, ma intorno a questa stanza circolano non solo aspetti importanti dal punto di vista igienico e della salute, ma anche potenti affari, come ha dimostrato la conferenza internazionale sui gabinetti che si è tenuta nel 2006 a Mosca.

Quali merci per il futuro ?

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

La nostra è davvero una società "dematerializzata" ?

La crisi di questo inizio del ventunesimo secolo non è soltanto crisi di bizzarrie borsistiche, di speculazioni sul denaro, di disordine politico interno e internazionale, ma è in gran parte crisi di merci, di materiali, di produzione. Anzi crisi della cultura della produzione, del lavoro.

A poco a poco è stata diffusa l'idea che la nostra sia una società fatta di immagini, virtuale, come si dice, per cui l'operazione del "consumo", dell'uso delle merci, il gesto di acquisto nel negozio e nel supermercato, non nascono dalla necessità di soddisfare dei bisogni --- di cibo, di bevande, di abiti, di scarpe, di mobilità --- ma sono "trascinati" dalla pubblicità, dallo spot televisivo, dal messaggio del "personaggio" di turno.

venerdì 17 febbraio 2012

Il declino del carbone Sulcis

La Gazzetta del Mezzogiorno, 12 marzo 1993

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Nel quasi totale disinteresse della maggior parte degli italiani, in Sardegna è in corso (l'articolo è stato scritto nel marzo 1993) una disperata lotta operaia che non riguarda solo poche unità di lavoratori nella lontana isola, ma che coinvolge tutto il nostro paese, il suo passato e il suo futuro.

La televisione ci fa vedere, di tanto in tanto, le facce nere dei minatori che non vogliono abbandonare le miniere di carbone e penso che la maggior parte degli spettatori faccia perfino  fatica a capire di che cosa si tratta: mentre molti grandi  paesi del mondo hanno fondato sulle miniere e  sul carbone la loro orgogliosa fortuna industriale, in Italia manca una cultura e un interesse per le attività minerarie, che pure hanno avuto un ruolo importante nella nostra storia.

sabato 4 febbraio 2012

Crescita, declino (e resurrezione ?) del mercurio

La Gazzetta del Mezzogiorno, domenica 5 febbraio 2012

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

In Toscana quando si vuole indicare una persona bizzarra, si dice che è “matto come un cappellaio”. Il “cappellaio matto” è uno dei personaggi del libro di Lewis Carroll, “Alice nel paese delle meraviglie”. Effettivamente molti lavoratori addetti alla produzione dei cappelli soffrivano di malattie mentali per colpa dei sali di mercurio usati per tingere di nero i feltri destinati alla produzione di cappelli. Cominciava così la consapevolezza dei pericoli alla salute dovuti a mercurio, uno strano metallo, l’unico allo stato liquido, noto da tempi antichissimi e ammirato per il suo carattere liquido e argenteo; il mercurio è stato confuso spesso con l’argento, tanto che in molte lingue il suo nome è stato associato a questa proprietà.

Il simbolo chimico del mercurio è Hg, abbreviazione di hydrargirium, che si può tradurre ”argento liquido”; in tedesco è Quicksilber, argento mobile. Il nome “mercurio” deriva dal nome del dio latino che correva sempre. Quante volte in casa si è rotto un termometro e si è osservato che dal bulbo usciva una pallina argentea che correva da tutte le parti sul pavimento e si infilava in tutte le fessure. Col passare del tempo ci si è resi conto del pericolo dovuto al fatto che il mercurio è volatile e i vapori di quel mercurio, sparso sul pavimento, potevano essere assorbiti dagli abitanti della casa con danni alla salute, tanto che adesso è vietata la produzione e il commercio dei termometri a mercurio.