lunedì 20 febbraio 2012

La cultura del gabinetto

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 17 ottobre 2006
Anche in: G. Nebbia, "Dizionario tecnico-ecologico delle merci", Milano, Jacabook, 2011, p. 173-175.

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Qual è la stanza più importante della casa ? La camera da letto ? no, perché si può mettere un divano nell’ingresso. La cucina ? no, perché si può avere una stanza che ospita cucina e tinello. L’unica stanza veramente unica e irrinunciabile è il gabinetto. Sembra un argomento poco elegante da trattare, ma intorno a questa stanza circolano non solo aspetti importanti dal punto di vista igienico e della salute, ma anche potenti affari, come ha dimostrato la conferenza internazionale sui gabinetti che si è tenuta nel 2006 a Mosca.
Nei paesi industrializzati il gabinetto domestico è, in genere, un insieme di attrezzature raffinate, ma la situazione è molto diversa nella maggior parte dei paesi del mondo; eppure il ruolo del gabinetto è lo stesso per qualsiasi essere umano; una persona in media ha bisogno delle funzioni del gabinetto 2500 volte all’anno e tali funzioni assorbono tre anni della propria vita (per le donne di più). Una persona produce 300 litri di urina e 50 litri di feci ogni anno; se può utilizzare un gabinetto ad acqua corrente produce ogni anno da 10 a 20 mila litri di acqua contaminata, contenente anche carta e altri rifiuti; se i gabinetti sono collegati ad una fognatura e a qualche depuratore, una parte dei rifiuti è trattata o trasformata; altrimenti le acque sporche vanno a finire nei fiumi o nel mare e sono fonti di inquinamento microbiologico, di diffusione di virus, eccetera.

Dell’importanza dei gabinetti ci si accorge quando non ce n’è uno a disposizione; immagino che anche a molti lettori sia capitato di dover elemosinare l’accesso ad un gabinetto in qualche bar, spesso accolti da un certo fastidio; problemi simili hanno i guidatori di autobus o di taxi e il bisogno di un gabinetto aumenta con l’età.

I gabinetti, così come li conosciamo, sono un privilegio di una minima parte dei terrestri; circa 4000 milioni di persone sono privi di queste elementari strutture igieniche. Nei paesi del Sud del mondo è "normale" che manchino non solo docce e servizi igienici, ma, a maggior ragione, gabinetti, fognature e, figuratevi !, depuratori. Gli escrementi umani e anche quelli animali spesso finiscono vicino le case, nei campi, spesso nelle stesse strade che attraversano i villaggi. Il carico di sostanze inquinanti e di batteri e virus raggiunge così immediatamente l'acqua sotterranea e quella dei pozzi da cui i villaggi attingono l'acqua per le abitazioni o per cucinare il cibo. Gli escrementi sono il principale vettore di malattie ed epidemie che mietono diecine di milioni di vite umane ogni anno, molte delle quali di bambini che sono i più esposti a toccare con le mani acque e suolo inquinati e a mettere le mani in bocca.

Le varie conferenze delle Nazioni unite continuamente invitano i governi a migliorare le condizioni igienico-sanitarie dei rispettivi paesi. A tal fine occorrono senza dubbio soldi, ma il successo dipende anche dalla soluzione di problemi tecnico-scientifici, soluzioni diversissime da paese a paese, soprattutto nei paesi del Sud del mondo, dove le condizioni sono più precarie

Il primo passo consiste nel rendere disponibile l'acqua che in molti casi si trova anche a pochi metri di profondità e può essere sollevata con pompe. Spesso l'unica fonte di energia è rappresentata dalle braccia umane e bisognerà allora ripescare la tecnica di quelle "vecchie" pompe a mano che hanno funzionato per decenni, in molte nostre campagne, senza inconvenienti. Purtroppo di tali tecnologie "arretrate" (secondo la nostra scala di valori) si è persa non solo la capacità di produzione, ma perfino la conoscenza.

Il passo successivo consiste nel trattamento e nell'eliminazione degli escrementi. Occorrono gabinetti il più semplici possibile, dispositivi con il minimo numero di parti, efficienti, che richiedano la minima manutenzione e pulizia: minima, perché, in questo cammino della prevenzione delle malattie, l'acqua è poca e preziosa. Il fatto è che è più facile fabbricare vasche con idromassaggi comandati da computer che fabbricare gabinetti per i villaggi delle savane. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una sfida tecnologica che potrebbe tradursi in un enorme campo di lavoro per invenzioni, fabbriche da installare eventualmente nel Sud del mondo, con materiali disponibili localmente e adatti ai singoli villaggi. Il passo ancora successivo consiste nella depurazione delle acque usate. E’ il campo delle “tecnologie intermedie” alla cui utilizzazione si dedicano molti centri nel mondo; in Italia Mani Tese e altri organismi simili.

Il ciclo acqua-gabinetti-depurazione è senza dubbio centrale e prioritario per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie di milioni di persone e quindi per combattere la povertà, ma è anche una sfida per la ricerca tecnico-scientifica, per le università, per le imprese del Nord del mondo, che sono oggi di fronte ad un mercato, nei paesi ricchi, che è ormai saturo di automobili, di telefoni, di computer, di elettrodomestici. Stiamo attenti: perché, se noi del Nord del mondo perderemo questa occasione, ci troveremo di fronte ai paesi emergenti, come India e Cina, che, proprio perché partono da una situazione di sottosviluppo, sono in grado "culturalmente" di rispondere alla domanda di altri paesi poveri, aumentando, con la risposta ai bisogni dei poveri, la propria ricchezza e il proprio sviluppo economico e sociale.



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